Uno dei rivelatori, forse il maggiore, dello stato patologico in cui si trova la corporazione é rappresentato dalla esistenza dei docenti a contratto, i famosi "contrattisti". E' l'ultimo grado del sistema castale, quello dei Sudra o servitori, che peraltro in effetti vengono trattati come dei fuori casta, degli "intoccabili". Il fenomeno raggiunge la comicità, e se ne parliamo con qualche dettaglio, é solo per il divertimento del lettore.
Anzitutto i docenti a contratto non sono "quattro gatti", una anomalia creata da casi sporadici di necessità, o del bisogno di competenze specifiche di alto livello, perché in Italia dovrebbero essere all'incirca 4.000 o 5.000. E in certi atenei possono essere in maggioranza rispetto ai docenti di ruolo (a Gorizia sono il 60% dei docenti).
Costituiscono quindi una "categoria". Sennonché la sola pronuncia di questo sostantivo in relazione a essi susciterebbe urla di terrore nelle categorie superiori, ben protette da un sistema universitario tagliato su misura per loro, e da loro medesime, durante il regime della partitocrazia, mediante la inclusione nelle carriere "ope legis" di una categoria dopo l'altra.
Le misure nevrotiche a protezione del "sistema" sono tali che per i contrattisti vige persino la famosa regola dei "3 anni su 5". Ciò significa che un docente a contratto può insegnare solo per 3 anni, dopo di che deve sospendere per 2. Non più di 3 anni su 5! Se per caso non si può fare senza di lui, il ministero a Roma deve accordare un "esonero" dalla regola per ciascuno dei 2 anni vietati!!! E la "pratica" può durare 3-4 mesi.
Non so quale sia l'origine di questa regola perfettamente cretina, se il ministero, sotto le pressioni della corporazione accademica, o il CUN (Consiglio Universitario Nazionale), o altri. Capisco però quali possono essere le paure. Per esempio che, facendo troppi anni in fila, un contrattista possa accampare dei diritti. O promuovere una messa in ruolo "ope legis" come nel passato. In pratica si vuole negare a questa categoria il diritto ai trucchi che sono stati escogitati per tutte le altre fino ad oggi. Per eccesso di sicurezza infatti la regola é applicabile a qualsiasi età. Un contrattista di 80 anni deve sospendere per 2 anni e può riprendere solo a 83 anni, se nel frattempo non gli é venuto un infarto.
I contrattisti vengono assunti e licenziati come delle persone di servizio (o "collaboratori domestici"), con la differenza che non hanno alle loro spalle alcuna tutela sindacale. Possono essere licenziati senza nemmeno esserne informati, ossia senza la comunicazione che per l'anno successivo una diversa assegnazione della cattedra é stata prevista.
Il contratto che firmano é di diritto privato, e tale circostanza viene precisata nel documento quasi in ogni riga. Tanto per essere sicuri. Poi però ci scappa fuori anche una procedura amministrativa manifestamente illegale: il contratto viene firmato a corso terminato, ossia dopo la fine della prestazione. Un giorno in Africa, in occasione di una consulenza su un progetto francese, dissi al responsabile: "Monsieur, je suis venu deux jours à l'avance. En attendant je me rends voir le projet". "Ah non Monsieur - fu la risposta - vous ne pouvez pas travailler avant la signature de votre contrat lundi prochain". Ma quella amministrazione é stata fondata da Luigi XIV tre secoli fa.
In realtà, per la sicurezza, il contratto potrebbe essere firmato prima e pagato poi. No! Deve essere firmato a cose fatte, di modo che anche l'ammontare della remunerazione possa restare in aria. Così, per il corso, i 19,4 milioni netti annunziati per il 1990-91 diventarono in effetti 9,8. E questi, in capo a due anni, scivolarono giù fino a 5,2, ossia, in pratica, un rimborso spese.
Secondo alcune voci, credo di origine ministeriale, qualcuno avrebbe osservato che, dopo tutto, in genere i contrattisti "hanno altri redditi", per cui non occorrerebbe pagarli. Il ragionamento calzerebbe molto di più nei riguardi dei docenti di ruolo che esercitano lucrose professioni, ma di questo non si parla.
Carlo Sforza, il noto antifascista, che fu il primo ministro degli Esteri di De Gasperi dopo la liberazione, diceva che gli italiani hanno la tendenza a confondere l'intelligenza con la furberia. L'Italia, in altre parole, si divide tra furbi e non furbi. Il che ne fa un paese a due sole classi, e non a molteplici classi sociali come gli altri. Quelli che guadagnano senza lavorare, e quelli che lavorano senza guadagnare.
I professori a contratto vennero istituiti dalla legge di riforma del 1980 (DPR n. 382) per ingaggiare persone di grande reputazione in una certa disciplina. Come sempre il principio ispiratore del provvedimento rapidamente degenerò con l'attribuzione di queste cattedre anche a semplici amici, o ad amici di amici. L'ultima trovata é quella di attribuire contratti di insegnamento anche a giovani speranzosi onde permettere loro anche qui, come nel caso degli assistenti privi di titoli per la funzione, di infilare il famoso piedino nella porta dell'università in attesa di un concorso.
In conclusione i professori a contratto non solo non sono mai consultati dai docenti di ruolo e totalmente ignorati, ma sono addirittura da essi considerati come inesistenti quasi anche fisicamente. Quando passano, non li vedono. E' forse quel fenomeno di scotomizzazione per cui si tende a non vedere o a non notare ciò che può produrre un senso di ansia da insicurezza.
E' forse anche perché i famosi "contrattisti" hanno sovente dei titoli accademici "di fatto" molto superiori a quelli di molti docenti di ruolo creati dalla partitocrazia.