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2.4 Un nuovo tipo di corporazione o "universitas"

E' da questo caos, deliberatamente creato dalla partitocrazia e dal consociativismo della prima Repubblica, che é nato l'attuale ordinamento dell'università in Italia.

In realtà si tratta, più che di un ordinamento pubblico, di una corporazione "di fatto" avente una struttura castale e operante nel quadro di una cultura di mafia garantita dalla legge.

Le caste sono le seguenti:

Questa compagine corporativa ha una coesione puramente negativo-difensiva, legata al decorso delle carriere e alla lotta per il potere. Manca del tutto una coesione positivo-creativa, fondata su livelli comparabili di preparazione accademica, cultura e senso di missione per la società.

Questo blocco ha un carattere non solo accademico ma anche professionale, a seguito delle professioni varie che sono associate all'attività accademica e che sovente la superano in impegno di attività e di tempo.

La corporazione accademica inoltre, pur essendo pagata dallo stato e quindi dai contribuenti, non è sottoposta a norme di diritto pubblico di alcun genere per quanto riguarda obblighi e doveri, ne ad alcuna forma di controllo. Si regge su una specie di diritto privato suo proprio, che configura l'intero sistema universitario come un patrimonio personale della corporazione, composto di cattedre, posti amministrativi, impianti, biblioteche, laboratori, risorse di ricerca; che possono essere trasmessi per eredità, ceduti, occultati, barattati, prestati, divisi fra vari utilizzatori.

Un docente può fare lezione solo quando gli aggrada, quando è libero da impegni professionali per lui più importanti o più lucrosi, spostando a piacimento le sue ore, o facendosi sostituire anche da assistenti privi di titoli per la funzione, semplici studenti magari non ancora laureati, ma che aspirano a infilare un piedino nella porta della carriera universitaria.

Questa avrebbe dovuto essere la funzione degli "assistenti-ricercatori" entrati in ruolo. Ma norme recenti hanno stabilito che questi possano anche tenere corsi regolari, ossia divenire dei docenti titolari. Per salvare la faccia le norme sono concepite in modo che abbiano come "titolare" un docente della Facoltà che può non avere nulla a che fare con la materia del corso. E' un altro inganno per fare i docenti senza avere vinto un concorso di cattedra. Come si vede, ancora negli anni Novanta e nelle seconda Repubblica, si continua a "perfezionare" il sistema instaurato negli anni Settanta dalla partitocrazia.

Un docente può anche tenere contemporaneamente due cattedre, magari forse anche tre, non so. In conclusione, oggi in Italia si può essere docenti di ruolo anche dedicando all'università una media annuale, diciamo, di un'ora alla settimana, 52 ore all'anno. Si può essere docenti di ruolo anche ... senza insegnare un bel niente, ma assumendo nell'università funzioni burocratiche e amministrative, che permettono di ordire trame per fini propri: per esempio inventare e far varare nuove aree disciplinari per uso personale o di amici.

Nei riguardi dell'esterno, ossia della società e dello stato, non esistono obblighi o doveri, ma solo privilegi di continuo rivendicati, protetti, e in ogni possibile occasione aumentati.


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