Le analisi che seguono, oltre che delle realtà e degli studi del secondo dopoguerra, tengono conto di lunghe conversazioni che ebbi, recentemente a Dakar, con Samir Amin, l'economista egiziano che tutti gli studenti di economia conoscono. Il concentrare questi argomenti in poche pagine è stato un lavoro improbo. Quindi perdonatemi lo stile telegrafico.
Quali sono i caratteri principali della congiuntura economica generale?
Le stesse opzioni fondamentali, dette neoliberali, ispirano le politiche economiche della quasi totalità dei governi del mondo. Obiettivi: deregolamentazione; flessibilità del mercato del lavoro; privatizzazione a oltranza; riduzione delle spese sociali; lotta all'inflazione; terapie di choc tramite i programmi di aggiustamento strutturale. Tuttavia i paesi dell'Asia dell'Est non fanno veramente il gioco neo-liberale.
La crisi colpisce la quasi totalità dei paesi. Sintomi: crescita debole (nulla o negativa per le zone marginalizzate del Sud e per i paesi dell'Est); basso livello degli investimenti nelle attività produttive; aumento della disoccupazione; sviluppo del lavoro precario e dell'economia informale; aggravamento delle ineguaglianze.
Finanziarizzazione, ossia dominazione delle logiche speculative a breve termine, a detrimento degli investimenti produttivi a lungo termine.
Sottomissione delle politiche nazionali a una mondializzazione incontrollata e incontrollabile a causa delle opzioni neoliberali.
Ci sono alcuni fenomeni associati alla congiuntura che devono essere messi in conto per una analisi della logica di queste opzioni, delle loro cause e conseguenze, degli interessi sociali che privilegiano o sacrificano.
La rivoluzione tecnologica che impone una ristrutturazione dei sistemi produttivi.
Le competitività comparate dei sistemi produttivi della Triade (Stati Uniti, Europa, Giappone) e delle economie periferiche.
L'evoluzione delle strutture e delle prospettive demografiche.
Questi fattori, visti congiuntamente, producono quasi ovunque delle economie a diverse velocità. Le diverse velocità fanno parte della storia del capitalismo, ma il fenomeno fu attenuato nel dopoguerra (1945-1980) perché i rapporti sociali avevano allora imposto l'intervento sistematico dello stato.
In questa crisi appaiono delle trasformazioni qualitative maggiori, che almeno su due piani sono di una portata decisiva e a lungo termine.
Le grandi imprese sono diventate abbastanza potenti per poter sviluppare proprie strategie di espansione al di fuori, e talora contro, le politiche degli stati. Il discorso neoliberale contro lo stato è inteso solo a mascherare questo obiettivo per legittimare la logica esclusiva della difesa degli interessi particolari. La libertà non è per tutti! É un discorso ideologico!
In relazione diretta con le rivoluzioni tecnologiche, i processi lavorativi si stanno totalmente scompaginando e creano una larga segmentazione del mercato del lavoro.
Questi due gruppi di fenomeni sono reali e possono essere visti sotto il duplice aspetto della "crisi e gestione della crisi" e delle "trasformazioni in corso nei sistemi". Comunque pare chiaro che le trasformazioni nel sistema capitalistico non sono il prodotto di forze metasociali alle quali ci si deve sottomettere come a leggi di natura (che non hanno alternative), ma bensì sono il prodotto di rapporti sociali che presentano sempre diverse possibili opzioni che devono essere esaminate.
La finanziarizzazione può essere analizzata come un prodotto della crisi. L'eccedenza di capitali che non può trovare impiego nell'espansione dei sistemi produttivi è una minaccia grave per la classe dominante, perché può portare a una svalutazione massiccia del capitale. La gestione delle crisi impone quindi che vengano forniti impieghi finanziari tali da evitare il peggio - tassi di interesse elevati, flessibilità dei cambi, debito estero dei paesi del Sud e dell'Est, privatizzazioni, finanziariarizzazione dei fondi pensionistici. La fuga in avanti della finanziarizzazione, tuttavia, non permetterà certo di uscire dalla crisi, ma al contrario spingerà verso una spirale di stagnazione perché aggrava l'ineguaglianza della ripartizione dei capitali, costringendo le imprese a fare il gioco finanziario all'interno delle loro stesse gestioni. Abbiamo già avuto le prime avvisaglie di crolli di borsa che avevo previsto in classe ai miei studenti un paio d'anni prima che si verificassero. Vorrei confermare qui che andrà sempre peggio, fino ad arrivare a un crollo mondiale di tutte le borse (una Wall Street del 1929 "mondializzata"!).
La nuova divisione Ovest-Est pone il problema delle teorie riguardanti l'espansione mondiale del capitalismo. Il "miracolo asiatico" è sembrato per un momento rimettere in causa la teoria della polarizzazione inerente all'espansione del capitalismo mondiale. Non pare sia il caso. Comunque, da un lato la polarizzazione non può considerarsi una forme immutabile, e dall'altro si potranno avere anche forme diverse di polarizzazione. Per esempio, attraverso l'esercizio dei "Cinque Monopoli" di Samir Amin (tecnologia, mercati finanziari, accesso alle materie prime, comunicazioni, armi di distruzione di massa), la Triade USA-Europa-Giappone, grazie alla legge del valore mondializzato, sta producendo una forma nuova di polarizzazione: quella di rendere subalterne anche le industrie delle periferie dinamiche.
Rimane a questo punto l'incognita della Cina. Che ne sarà di essa? In teoria ci sono 4 ipotesi: disgregazione, proseguimento del progetto nazionale cinese, degradazione di questo progetto, evoluzione a sinistra verso un rafforzamento delle forze popolari. Chissà! Il proseguimento del progetto nazionale cinese sembra il corso più probabile. Ma con la Cina non si sa mai.
C'é poi ancora la questione più generale della polarizzazione nel sistema mondiale in ricostruzione.
Nei paesi del centro sarà probabilmente impossibile ricostruire una armata di riserva di lavoro importante nei loro territori, e di ricentrare le attività produttive su quelle relative ai 5 monopoli (relegando alle periferie dinamiche segmenti di produzione industriale tradizionale banalizzata). I sistemi democratici dei paesi del centro non lo permettono. In un modo o in un altro esplosioni violente faranno uscire il movimento fuori dei sentieri tracciati dalla opzione neoliberale, verso sinistra; ma non si può escludere che avvenga in qualche paese anche verso destra.
Nei paesi periferici sarà impossibile che la espansione delle attività produttive modernizzate possa assorbire le gigantesche riserve localizzate nelle attività a bassa produttività. Ci vorrebbero degli investimenti enormi. Le periferie dinamiche resteranno dunque delle periferie, con tutte le contraddizioni atte a favorire una posizione subalterna, sottomessa ai 5 monopoli del centro.
Che dire poi della costruzione europea?
Nata come progetto di mercato comune, ha trovato facili successi in una fase di espansione dell'economia mondiale. Ma il proseguimento di questo compito storico si scontra con le difficoltà economiche prodotte dalla presente crisi dell'attuale modello di capitalismo. Attenzione quindi a non imputare all'Unione Europea difficoltà che non provengono da essa, e che avremmo in misura ancora maggiore se l'Unione Europea non esistesse! Il problema dell'Unione é ora quello di vincere le resistenze nazionali a una integrazione politica che la moneta unica con certezza indirettamente favorirà.
I poteri dominanti in Europa sono sostanzialmente schierati con le opzioni neoliberali. Tuttavia, date le tradizioni culturali e storiche dell'Europa, non si tratta di un liberalismo selvaggio all'americana, al punto che il problema di un "patto sociale europeo" é stato imposto al più alto livello politico. Quali potranno esserne gli affetti nei rapporti con gli Stati Uniti, con il Giappone e con le periferie? Con le periferie lo si vede già, soprattutto in Asia, ma anche in Africa e in Russia, l'Unione Europea è già diventata un punto di riferimento sia economico che politico delle periferie.
É vero che in Europa si ripetono ancora, a pappagallo, le premesse ideologiche della mondializzazione incontrollata. Ma questo non può durare nel quadro sociale europeo. Intanto potreste cominciare voi studenti a fare casino su questo tema.