In questi problemi bisognerebbe anche distinguere dove sta l'ideologia e dove la pura e semplice corruzione.
Quanti economisti seguono ideologie senza crederci, giusto per propria convenienza, per evitare il "buio a mezzogiorno" di Arthur Koestler? E nei mezzi di informazione quanti ripetono a pappagallo tesi assurde, alle quali non credono, giusto per la "carriera," o per non essere licenziati?
La corruzione è oggi particolarmente evidente nel mondo scientifico. La ricerca scientifica è esclusivamente orientata al mercato, al servizio delle multinazionali e dei governi loro infeudati che la finanziano. Per esempio, in tema di "polmoni" e "cancro", quanto nuoce il fumo e quanto le polluzioni industriali? Si parla solo del primo. Non sarà per caso onde occupare totalmente lo spazio dei timori inconsci del pubblico, per non dover parlare delle seconde? La nevrosi di massa che è stata creata artificialmente negli Stati Uniti in materia di fumo legittima molti dubbi.
Le ricerche scientifiche del nostro tempo non possono più darci alcune garanzia di attendibilità.
Durante le riunioni sulla carne con ormoni, nel conflitto commerciale che ha opposto l'Unione Europea agli Stati Uniti, c'erano scienziati americani che non affermavano pubblicamente quello che invece ammettevano confidenzialmente in privato ai colleghi europei durante il coffee-break.
Come tutti si sono accorti, manifestamente viziate sono anche le prese di posizione scientifiche in materia di rischi dell'energia atomica. Ma qui ormai la vittoria delle opinioni pubbliche contro l'energia atomica, anche per fini di pace, si sta avvicinando a gran passi.
Come si vede, il movimento in favore della globalizzazione dell'economia non è una espressione delle nostre opinioni pubbliche, manifestatasi attraverso le istituzioni democratiche; non è il tipo di "processo evolutivo" che i suoi sostenitori pretendono sia, come si trattasse di una forza della natura. É semplicemente uno schema che alcuni hanno escogitato, un esperimento economico, destinato a favorire le istituzioni che lo promuovono. Viene avanzato nei riguardi del mondo degli affari come soluzione per i crescenti problemi delle multinazionali e di certe élites politiche.
Ma è la risposta sbagliata. Non è nell'interesse dei popoli, né del nostro pianeta, che si continui di questo passo. Anche se nei paesi industriali è difficile per molti di accettarla, una risposta migliore della globalizzazione dell'economia sta nel cammino inverso. Quello di una molteplicità di economie rivitalizzate, locali, diversificate, e almeno in parte bastanti a sé stesse.