Resta da vedere se un tale sistema può funzionare. Se l'espansione prevista dall' OMC avrà effettivamente luogo. Se si troveranno le risorse per questa crescita: acqua, energia, minerali, legno. Dove si sistemeranno i rifiuti.
Bisogna vedere chi trarrà i maggiori vantaggi da tutto ciò. Saranno forse le popolazioni rurali espulse ovunque nel mondo dalle loro terre, a profitto delle grandi monocolture industriali, per cui non produrranno più alimenti diversificati per il consumo locale, ma prodotti come carni e caffè per dei mercati di esportazione a prezzi decrescenti? Saranno forse le popolazioni urbane, a cui si aggiungeranno ondate di immigranti dal mondo rurale con aumento della disoccupazione? E le conseguenze ecologiche? Possono gli aumenti dei consumi continuare eternamente? Quanto ancora dureranno le rimanenti foreste? Quante auto potranno ancora essere prodotte e acquistate? Quante altre strade continueranno ad asfaltare i nostri paesi? Che ne sarà di tanti animali? Degli uccelli?
Dopo tutto questo, sarà la nostra vita migliore? I risultati attesi giustificano tante distruzioni? E noi, come individui, famiglie, comunità, nazioni, avremo una maggiore sicurezza, meno ansie, un maggiore controllo sui nostri destini? É mai possibile che potremo star meglio in un sistema che distrugge i governi locali e regionali trasferendo il potere reale a delle multinazionali senza volto? Vogliamo veramente questo? Se non lo vogliamo, come possiamo invertire questo processo?
Ebbene, tutti questi interrogativi non compaiono mai nei mezzi di informazione! Al contrario, tutti gli aspetti della globalizzazione, anche i più banali (come la velocità delle comunicazioni "in tempo reale") sono ossessivamente esaltati in forme mitiche. Si parla di strumenti e fini meravigliosi, senza mai analizzarne le conseguenze. Chi tenta una di queste analisi è subito tacciato di "protezionista", ben si intende in senso antiliberale, e non in quanto difensore della vita e della libertà dell'umanità contro chi vuole sopprimerle.
I mezzi di informazione inoltre ignorano totalmente le opposizioni a questo globalizzazione che ormai sono diventate trasversali, estendendosi praticamente a tutte le categorie sociali. Non si domandano in che misura la globalizzazione influisce sulle immigrazioni dai paesi del Sud. Non spiegano le ragioni di certe rivolte (come quella dei Zapatisti). Non descrivono i fallimenti dei grandi progetti di "aggiustamento strutturale" della Banca Mondiale, e le loro conseguenze su intere popolazioni, che vengono a perdere una vita bene organizzata ed equilibrata, tendenzialmente felice, anche se modesta e forse povera secondo il nostro metro.
In ogni occasione i mezzi di informazione fanno spremere lacrime di coccodrillo a proposito della "fame nel mondo". Ma non dicono che le forniture alimentari mondiali sono nelle mani di una decina di grandi società (per l'Italia i "Grandi Mulini"), e che queste col potere del denaro riducono le razioni dei poveri per aumentare quelle dei ricchi (e dei loro animali).
Ogni nuova innovazione tecnologica viene esaltata in termini utopici come una panacea per la società. Ora è la volta delle reti globali computerizzate, le quali "aumenterebbero il potere" di individui e comunità! Mentre invece sono finalizzate alla concentrazione del potere delle multinazionali che non potrebbero più funzionare senza di esse.