L'ultima fase del nostro modello di capitalismo ci sta venendo incontro nelle forma di una grande ondata nota come "globalizzazione dell'economia". Bisogna vedere che effetti questa globalizzazione eserciterebbe sulle nostre vite, e concludere che questo processo deve essere arrestato con ogni mezzo possibile e poi invertito nel suo corso.
Le descrizioni e le previsioni che ci vengono presentate dai mezzi di informazione provengono tutte dai principali sostenitori e beneficiari di questo preteso nuovo ordine mondiale. Ossia i capi delle multinazionali e i loro alleati nei governi e nelle burocrazie centralizzate del commercio internazionale.
L'euforia che viene manifestata si basa sulla libertà di affermare, al livello mondiale, versioni di teorie, strategie e politiche economiche che si sono dimostrate del tutto fallimentari negli ultimi decenni. Infatti ovunque sono state applicate non hanno portato che maggiore povertà, perdita di terre e di case, violenza, alienazione e degrado della natura.
Si pretende che col GATT e l'OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) l'economia mondiale conoscerà rapidamente una crescita di 250 miliardi di dollari, con benefici che "filtreranno" giù a noi tutti. Ma questo tipo di economia globale è cosa nuova solo nelle dimensioni, assai meno nella forma.
La novità sta nelle regole globali che sono state imposte; nella aumentata velocità operativa prodotta dalle nuove tecnologie; nel potere politico globale che le mette in sella. Sta anche nel fatto che le democrazie hanno votato la soppressione delle loro precedenti leggi al solo fine di conformarsi alle norme della nuova burocrazia globale. Sono parimenti delle novità l'eliminazione di tutte le norme intese a controllare le multinazionali, e la liberalizzazione dei cambi (mirante a creare una economia da "bisca" o da "casinò").
Ma i principi ideologici profondi che ispirano l'economia globale non sono affatto nuovi. Sono quegli stessi principi che ci hanno condotto nel vicolo cieco in cui oggi ci troviamo sul piano sociale, economico ed ecologico. Questi comprendono la famosa "crescita economica" e il bisogno di un libero mercato senza restrizioni per stimolarla; l'assenza di regolamentazioni pubbliche; un consumismo sfrenato tendente a un unico modello di sviluppo per tutto il mondo, che tutti i paesi e i popoli dovrebbero accettare, quali che siano le loro culture, ma che riflette solo e unicamente la visione degli interessi delle multinazionali. Il risultato finale non potrebbe essere che una "monocoltura", ossia l'omogeneizzazione globale di culture, stili di vita, e livelli tecnologici, con il conseguente smantellamento delle tradizioni e delle economie locali.
Questi principi ideologici in sostanza non sono che una razionalizzazione di un nuovo tipo di colonialismo industriale imposto ai paesi poveri, e insieme ai poveri dei paesi ricchi.