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6.2 L'assassinio del docente di ruolo

In una delle più antiche e famose università italiane, un giorno un docente di ruolo "ordinario", molto noto e stimato, uccide nel suo ufficio un docente "associato", di lui molto più giovane. Un docente "a contratto" che passava nel corridoio, udito il colpo, si precipita nell'ufficio dove scorge l'Ordinario che, con gli occhi fuori dalla testa, si porta una rivoltella alla tempia destra. Con un salto si butta su di lui e lo disarma.

La pallottola viene deviata verso il pavimento, ma nella traiettoria sfiora, un tasto del computer che mette in funzione la nuova "autostrada dell'informazione" nota come INTERPET, la quale comincia a snocciolare per uso dei pedofili le informazioni relative ai bambini asiatici. L'Ordinario si accascia in lacrime sulla poltrona, mentre il "contrattista" dal vicino telefono chiama i Carabinieri, dando contestualmente un calcio al computer che si rovescia per terra per fortuna con lo schermo solo occupato dai pesciolini. Il povero Ordinario si lascia condurre in caserma come una triste pecorella smarrita.

Data la flagranza, l'istruttoria della magistratura si chiude in breve tempo e si apre il processo penale per direttissima.

La causale del delitto sta nel fatto che l'Ordinario aveva una moglie molto più giovane di lui e di grande bellezza. Era tutta la sua vita! Ebbene, questa stupenda moglie aveva iniziato una relazione con l'Associato ucciso.

Il processo venne subito altamente mediatizzato, in primo luogo dalla televisione. Ciò era dovuto soprattutto al grande fascino della moglie dell'imputato. Questa infatti aveva la vaporosità di Marilyn Monroe senza però la sua faccia da bambola; come charme faceva pensare a Cathérine Deneuve, e come bellezza classica alla Maria Concetta Mattei, presentatrice del notiziario serale del Tg2. Quando la televisione aveva troppo abusato di questo splendido volto, volgeva l'obiettivo sul povero Ordinario per il fatto che spesso piangeva.

Ecco che così, giorno dopo giorno, per fatti e per indizi, per verità e per menzogne, l'università italiana cominciò a dischiudersi come una conchiglia, grazie al processo, davanti agli occhi del grande pubblico.

L'avvocato della famiglia della vittima, costituitasi parte civile, cerca fin dall'inizio di appesantire la posizione dell'Ordinario riducendo l'elemento della passionalità, a vantaggio di quello della incomprensione dimostrata nei riguardi della giovane moglie e del suo stato di spirito.

La poverina infatti si trovava in una profonda crisi di depressione psicologica. Ed è questo l'elemento che, per la prima volta, la aveva resa infedele, iniziando una relazione con l'Associato ucciso.

Quali le cause? Essa aveva superato il concorso di Ricercatrice (non si è capito se in biologia o in letteratura giapponese). Aveva così deciso di avere un figlio, ma non subito. Solo dopo il suo passaggio a docente "Associata". Sennonché aveva avuto il figlio, mentre un paio di concorsi per Associato si erano svolti senza successo. Durante un intervallo dell'udienza uno psicanalista spiegava ad alcuni presenti, con fare saccente, che la situazione era chiara: c'era stato, da parte della Ricercatrice, un fatto di identificazione con l'amante in quanto "Associato".

Ma come spiegare che la Ricercatrice non fosse riuscita in due concorsi a passare Associata? Dopo tutto era la moglie di un Ordinario di rilievo, che si era costituito una "famiglia accademica". Non era possibile che non avesse potuto includervi la propria moglie! Ebbene, su questo punto, il difensore dell'imputato non era riuscito a cavare un ragno dal buco, perché si scontrava sempre con una omertà di silenzio mafioso. Persino lo stesso suo cliente, l'imputato, continuava a ripetere fra le lacrime un "non so, non so proprio".

Solo la Musa Melpomene, che dalla sommità dell'Olimpo seguiva il processo, sapeva! Il fatto era che l'Ordinario omicida era stato contattato per un concorso di cattedra da un altro collega Ordinario il quale, sentendosi in cuor suo già un Barone, voleva iniziare la fondazione di una dinastia accademica spingendo avanti un fratello minore.

Ma l'Ordinario omicida, data la novità di questa aspirazione del collega, aveva commesso l'errore di sottovalutare il suo esordiente potere baronale, e in occasione del concorso di cattedra non aveva fatto nulla. Mal gliene incolse, perché il collega, che frattanto si era ulteriormente affermato, pensò bene di "rendere pan per focaccia". Intervenne così nei concorsi di cattedra della bella moglie, ma non in suo favore, sibbene tirando colpi di lupara di tra i fichi d'india.

Il legale della parte civile a un certo punto introduce anche un secondo elemento atto a ridurre la portata di quello della passionalità, cioè un fatto di vendetta. In realtà l'Ordinario era stato tradito con la moglie proprio da un collega che aveva aiutato. L'Ordinario era intervenuto con tutta la sua influenza a favore della sua vittima nel concorso di cattedra per il passaggio ad Associato. L'Ordinario, docente di Economia Politica, stimava molto il collega, a sua volta docente di Economia Industriale, perché già da gran tempo gli dimostrava insistentemente e in vari modi una apparentemente sincera devozione e sottomissione.

Così il collega aveva potuto ottenere la cattedra come Associato malgrado la debolezza dei suoi titoli: nessuna opera di riferimento di qualche valore; un paio di memorie di tipo "concorsuale" sull'automazione; uno studio non troppo approfondito sulle produzioni industriali europee di pelli (specie coniglio e volpe, ma anche visone di allevamento).

Col proseguire delle udienze avvenne però che questi molteplici attacchi della parte civile furono in parte smontati dagli abili ed elaborati giochi emozionali della bella moglie, che dimostrò con l'occasione delle ottime capacità drammatiche (qualche regista infatti, vedendola sugli schermi televisivi, fece un pensierino). In più le continue lacrime del povero imputato stavano consolidando nei giurati, nel pubblico, nelle televisioni e nella stampa, la convinzione di un prevalente movente passionale.

Ma a questo punto, ecco che l'avvocato di parte civile tira fuori dal cappello un'altra colomba: una questione di tangente! L'Ordinario avrebbe intascato una tangente da un'impresa incaricata del rinnovo di un'ala dell'università.

Senonché il legale dell'imputato riesce a far fronte alla nuova accusa a dispetto della complessità delle circostanze. Di che si trattava? Ecco! Dunque, il Rettore Magnifico era un docente Ordinario di Chirurgia. E come tale, apparentemente, aveva troppo privilegiato nella biblioteca universitaria le opere di scienze della natura, specie di medicina. Già all'entrata si inciampava su pacchi di testi, giunti dagli Stati Uniti, portanti sulla copertina fotografie di pance aperte, dai vivi colori prodotti dalla lampada chirurgica.

L'imputato invece, da parte sua, aveva da anni cercato di ristabilire l'equilibrio della biblioteca in favore delle scienze umane e storico-sociali. Soprattutto economia, ma anche storia, antropologia, sociologia e psicologia. Gli era sempre stato risposto che mancavano i fondi. Allora un giorno, disperato, si era rivolto all'impresa di lavori che subito gli era venuta incontro con 50 milioni.

Ma di questi 50 milioni il povero Ordinario non aveva toccato un soldo. Erano stati tutti impegnati in ordinazioni di libri parte dei quali erano già arrivati.

Si aprì allora un dibattimento per vedere se i libri potessero essere configurati come tangente, ossia "tangente in natura". Si concluse che sì, perché in "Mani Pulite" anche delle ville avevano fatto parte di tangenti. Sennonché i libri erano andati alla biblioteca universitaria. Ma allora come classificarli? Apporto di bilancio non previsto, apporto fuori bilancio, donazione benevola?

Non basta. Nuovo colpo di scena. L'Ordinario sarebbe intervenuto in un concorso di cattedra in favore del figlio del capo dell'impresa. Si trattava di un concorso di Ricercatore in relazione alla cattedra di Veterinaria. Il candidato era un buon veterinario ed era stato anche all'estero ma, quanto a titoli, non c'era quasi niente: il pezzo forte era uno studio sulla tubercolosi delle pulci in 98 pagine le quali, mediante il computer, erano state stiracchiate a 127.

Comunque, date le circostanze, anche questi titoli così esigui permisero al candidato protetto di batterne un altro che aveva ben di più a suo credito: nientemeno che uno studio importante in due volumi, preparato per la FAO, sui mezzi genetici per il consolidamento nella razza bovina N'Dama della sua naturale resistenza alla tripanosomiasi. Era uno studio di base per l'economia dell'allevamento in regioni di foresta in Africa! Ma col sistema instaurato nella prima Repubblica questi dettagli non interessano nessuno.

A questo punto invece si cominciò a discutere se l'appoggio dato dall'imputato al figlio dell'imprenditore nel concorso per Ricercatore fosse o meno configurabile come tangente o controtangente... Dopo tutto, qualcuno aveva notato, se si capitalizza una carriera di stato, pensione compresa, fa una bella sommetta, alla quale vanno addizionati gli introiti percepiti altrove al posto del lavoro universitario non compiuto.

Si è tangente! No, non è tangente!

Intanto, a seguito del battage dei media sul processo, Guardie di Finanza e Carabinieri in borghese avevano cominciato a muoversi intorno all'università fiutando qua e là.

La Guardia di Finanza cominciava a introdurre nel computer tutte le imprese di lavori e altre ditte che in passato avevano operato per conto dell'università: nomi, responsabili, precedenti penali, dichiarazioni dei redditi.

Quanto ai Carabinieri, essi si dedicavano al normale lavoro "di istituto", che comprende ogni genere di informazioni, anche non connesse con reati, semplicemente "a futura memoria", per ogni eventualità. - "Vuolsi che il Rettore, certo prof. Rossiverdi Artemisio, fu Carlo e Sgambettini Pacifica, di anni 60, abbia da circa anni 5 una relazione con certa Mirtillini Caramina. Vuolsi che la medesima sia figlia naturale del di lui cugino primo, Dr. Rossiverdi Cristobolo, residente in Argentina (regione di Patagonia). Vuolsi che il predetto Rettore abbia patrocinato la ammissione della sua convivente alla cattedra di lingua inglese per la quale, al dire di alcuni docenti, non era qualificata."

Tutti questi "vuolsi" funzionano come semi nascosti che possono germogliare quando (o meglio "allorché") certe particolari circostanze si verificano. Sono come i sabija dello Yoga induista, ossia le impregnazioni del karma delle vite passate che possono esserci state trasferite nella nostra vita presente (prarabda); oppure nate in questa vita (agami); o ancora giacenti in attesa nel "sacco del karma" (karmasaya). I computer dei Carabinieri sono appunto dei "sacchi di karma" della collettività.

Il processo, come era da attendersi, funzionò in Italia come "scandalo riformatore".

Infatti, dopo aver ben contemplato e occhieggiato, con svariate intime emozioni, la bellezza e il fascino della moglie del povero Ordinario imputato, i telespettatori cominciarono ad afferrare certi dettagli del processo. In particolare le astrusità di tutti questi famosi concorsi di cattedra, così sottilmente e astutamente manipolati per interessi personali e clientelari di Baroni o Mandarini.

Si cominciò a fare paragoni con gli appalti di "Mani Pulite". Poi si cominciarono a intuire collegamenti tra i concorsi di cattedra e il valore effettivo di molti docenti. Nelle diverse città sedi di università, si avviarono commenti su questo e su quel docente, alimentati dagli studenti stessi intorno al desco famigliare. Quello non viene mai, se ne frega. Quello non sa niente. Quello sembra che parli cinese. In conclusione, questa famosa università italiana venne come per incanto illuminata in ogni suo angolo da migliaia di piccole torce elettriche.

Nelle osterie friulane vecchi contadini continuarono a fare le loro briscole intorno al litro di vino rosso. Scambi di occhiate segrete. A un certo punto uno fa al compare un breve gesto (un "motto") con la mascella per segnalare "C" = "carico". Il compare allora dice "Va in bande ch'o strossi" (metti carico che ho briscola grossa). Il processo é sulla televisione ma a loro non interessa, non lo hanno seguito e non ne sanno nulla. Ma siccome disturba la loro briscola, c'é il commento vendicativo - "Insomme, cumò ancje i professors e son doventâs laris" (insomma adesso anche i professori sono diventati dei ladri).

Dappertutto nelle università gli studenti tengono riunioni. E siccome hanno l'età del voto, si tengono riunioni anche alle sedi dei partiti politici. Dopo un po' queste si trasformano in riunioni con la partecipazione di studenti e infine con la presenza dei parlamentari della circoscrizione elettorale.

Molti avvocati, visto l'affare, rapidamente si dedicano allo studio di leggi e regolamenti attinenti ai concorsi di cattedra. Ed ecco che per molti dei concorsi più recenti si viene a chiederne per via giudiziaria al ministro l'annullamento.

Ci sono maggiori richieste di docenti "a contratto", e i "contrattasti", svegliandosi con ritardo, creano una loro associazione e colgono l'occasione per chiedere finalmente giustizia. Avanzano collettivamente delle richieste: soppressione della regola idiota dei 3 anni su 5; possibilità anche di contratti pluriennali; eliminazione dei contratti a favore di docenti che non siano di "chiara fama"; regola per cui gli anni di insegnamento possano servire come titoli, accanto ad altri, nei concorsi di cattedra.

Anche le associazioni studentesche si mettono rumorosamente in moto pretendendo di entrare nel vivo delle questioni che le riguardano: nelle commissioni di cattedra, ai 9 docenti di ruolo devono essere aggiunti un magistrato, un rappresentante del Ministero, e due rappresentanti di studenti appartenenti agli ultimi due anni di università; questi ultimi devono obbligatoriamente poter prendere visione "accuratamente" (dizione per la norma) dei titoli dei candidati e devono poter partecipare al voto segreto sulle nomine. Dopo tutto, nelle antiche università italiane, erano gli studenti che sceglievano i professori, e li pagavano!

Nella confusione di tutte queste voci, attraverso tutta la penisola, si comincia a sentir dire - "Ma che fa il Ministro?"

Uditi questi commenti, ecco che prontamente, nella rubrica di Tg1 "Il Fatto", Enzo Biagi ha davanti a sé il Ministro.

Il Ministro tosto si attiva per accelerare il lavoro di studio di commissioni ministeriali già precedentemente istituite, ma che sonnecchiavano sotto gli incoraggiamenti della corporazione accademica, e prende contatto con le commissioni competenti della Camera e del Senato.

Nelle due Camere molti parlamentari che fanno parte del lobby accademico entrano in una profonda crisi di insicurezza psicologica che li divide in due schiere. Da una parte quelli che, di fronte a una rivoluzione riformatrice, temono per i loro spropositati privilegi accademici (specie la loro attività professionale a spese delle ore di lezione). E dall'altra parte coloro che temono per i loro voti nella propria circoscrizione elettorale, la quale purtroppo, guarda caso, comprende migliaia di voti di studenti e delle loro famiglie.

É difficile per tutti! Si tratta di "imboccare" la soluzione politica giusta! E senza doverci "troppo" rimettere!

Sempre in Parlamento, maggioranza e opposizione si lanciano accuse reciproche per la situazione nelle università. "La responsabilità è della Destra, erede del regime democristiano della prima Repubblica!" - "La responsabilità è della Sinistra che ha riempito i ruoli di comunisti!". Allora c'è l'uscita del filosofo On. Buttiglione il quale, con la sua "s" infantile mette le cose a posto. Battendo rapidamente le palpebre, osserva che "Data la nota pratica del consociativismo a quel tempo instaurata, pare che in realtà vi sia una corresponsabilità di tutte le parti politiche".

Uno dei Verdi, premesso che il loro gruppo è l'unico a non avere responsabilità per la situazione delle università (col sottinteso che a quel tempo non esisteva), solleva a questo punto e per la prima volta un problema "ecologico": accenna infatti alla "ecologia del mondo universitario". Ecco che allora immediatamente da Bruxelles la commissaria italiana Emma Bonino, intervistata alla televisione, fa le sue precisazioni. Dunque: "Il problema ecologico riguarda tutta la Terra, quindi non solo la natura minerale, vegetale ed animale, ma anche quella umana che si esprime nella cultura, di cui sono depositarie in primo luogo le università". Abbordando questo problema, la Emma Bonino, come è suo costume, in poche parole telegrafiche e severe, dice a ognuno il suo.

Ormai le cose sono diventate mature per un Porta-a-Porta su Tg-1 di Bruno Vespa sul bruciante tema delle università. Sennonché Vespa incontra difficoltà a reperire i partecipanti. Ottenuta facilmente la presenza del Ministero dell'Università, del cardinale Tonini, dei presidenti delle commissioni competenti del Senato e della Camera, del capo della associazione studentesca della Sapienza, non riesce a trovare un Rettore Magnifico e due docenti di ruolo. Per fortuna, alla fine, riesce a concludere con il Rettore della prestigiosa Università di Pisa e con due premi Nobel, il prof. Rubbia di Trieste e la professoressa Levi-Montalcini.

A conclusione del processo i giurati, con sensibilità morale e umana, lasciarono da parte ogni questione riguardante l'università e pensarono solo all'imputato. Dopo un paio d'ore di Camera di Consiglio, ne uscì una sentenza di omicidio non premeditato, con l'attenuante dei motivi passionali e le attenuanti generiche (fra le quali figuravano delle parole significative alludenti alla circostanza dei valori morali del colpevole e a quella che lo stesso era stato vittima di un sistema perverso). Anni 6 di reclusione di cui 3 condizionali.

L'opinione pubblica e la stampa invece, per nulla impressionate dall'omicidio, data l'esperienza quotidiana in materia, continuarono le polemiche contro la corporazione accademica: e i concorsi di cattedra; e la bassa qualità di molti docenti di ruolo; e l'eccesso di privilegi; e lo squilibrio tra diritti e doveri... Come avviene di solito nel pubblico quando un problema è molto sentito, nascono ovunque degli "esperti", specie fra i pensionati, che leggono tutto, che sanno tutto.

Si discute così dello stato giuridico rispettivo dei professori e degli studenti; dei difetti del sistema elettivo delle cariche universitarie che incoraggia le pratiche mafiose; del processo di virtuale deregolamentazione in materia di carriere, avanzamenti e nomine. Alcuni tra i più raffinati commentatori elaborano sottili paragoni tra la mafia storica illegale e la mafia accademica legale: e ciò nelle politiche fra le cosche, in quelle tra le cosche e i pubblici poteri, nelle lotte fra i padrini. C'è chi auspica che fra i docenti di ruolo possano manifestarsi dei "pentiti" capaci di aiutare il Ministero.

Le associazioni studentesche, da parte loro, entrano in campo massicciamente sul problema dell"'inserzione" dei laureati nell'impiego, e dell'organizzazione di strutture efficaci a questo fine. Gli studenti moltiplicano le riunioni per discutere proposte. Tengono dei sit-in davanti alle università.

E finalmente - last but not least - si comincia a invocare a gran voce l'Unione Europea. Per l'Italia, si osserva, l'Europa non è solo una questione di "euro", di affermazione a livello mondiale sul piano economico, politico e di difesa. C'è anche e prima di tutto l'aspetto storico e culturale. Oggi l'Italia é ancora fuori dall'Europa nel riconoscimento delle qualifiche dei docenti e del valore delle lauree.

L'Unione Europea è l'unico strumento atto a inserire finalmente l'Italia fra gli stati moderni. Infatti l'Italia è lo stato membro che ha collezionato il più gran numero di denuncie della Commissione alla Corte di Giustizia del Lussemburgo per inosservanza di direttive europee.

In conclusione, lo scenario di "scandalo riformatore" che abbiamo descritto può aprirsi in qualsiasi momento, tuttavia, almeno si spera, senza che un docente di ruolo debba rimetterci la pelle.

Da parte nostra auspichiamo caldamente che di uno "scandalo riformatore" per l'università non vi sia bisogno, perché siamo in presenza di un nuovo governo, di un nuovo stato, di un nuovo paese.

E a questo fine vogliamo rivolgere un accorato appello a tutti.


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