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7.9 L'alternativa di una "economia al servizio dei popoli"

Anche qui devo riassumere il tema per punti precisi.

  1. Il punto di partenza obbligato di qualsiasi alternativa rispettosa degli interessi dei popoli é il rafforzamento, attraverso le lotte, dei loro poteri nelle società nazionali. I dibattiti di questa natura sono per fortuna numerosi e spesso ricchi, ma in generale si svolgono nel quadro di un paese o di un continente, con il risultato che la dimensione mondiale dei problemi e delle soluzioni é largamente assente. D'altra parte altri dibattiti, egualmente importanti, riguardano le dimensioni planetarie dei problemi, col risultato inverso, ossia che i problemi mondiali non vengono legati ai problemi nazionali, che restano ignorati o semplificati.

    A questo proposito, non sarà inutile dare qui una lista di tali questioni e problemi:

    1. Rilancio economico. Rilancio in tutti i paesi, sia del centro che delle regioni stagnanti delle periferie, in tutti i continenti. Su quali basi? Priorità alla concorrenza internazionale o ai mercati interni e nazionali? O allo sviluppo di attività non mercantili (valore d'uso anziché di scambio)? Mediante quali politiche economiche (neokeynesiane o altre)? Quale ruolo deve essere assegnato allo stato e al settore pubblico?

    2. Lotta contro l'esclusione e la disoccupazione. Come conciliare la difesa dei diritti acquisiti dai lavoratori con l'eradicazione delle nuove forme di povertà e di esclusione?

    3. Espansione di attività sociali non mercantili. Come risposta alle sfide dell'eradicazione della disoccupazione e dell'esclusione? In una prospettiva socialista a più lungo termine?

    4. Ricostruzione della solidarietà sociale. Mediante ridistribuzioni di ricchezza e di redditi sia nei paesi ricchi che in quelli del Sud? Come finanziarle? Quali sarebbero i loro effetti sui criteri della gestione economica?

    5. Lotte per l'eguaglianza dei sessi. Come integrarle nei programmi di rilancio di uno sviluppo sociale autentico?

    6. Preoccupazioni ecologiche. Come concepire dei sistemi di decisione economica che garantiscano una loro presa in considerazione seria?

    7. Mondializzazione. Come concepire un nuovo tipo di mondializzazione controllata, in sostituzione di quella sfrenata?

    8. Rapporti internazionali. Come sottoporre le relazioni internazionali alle esigenze di uno sviluppo interno socialmente progressista?

    9. Democrazia. Come far vivere una democrazia a base largamente popolare che si trova in frequente conflitto coi criteri di gestione di questo modello di capitalismo? Come far progredire la democrazia reale nelle società?

    10. Forme dell'organizzazione popolare. Che ruolo possono avere i partiti, i sindacati e le altre forme di movimenti sociali nella loro qualità di organizzazioni collettive?

    11. Blocchi sociali a base popolare alternativi. Quali i criteri per costituirli? Antimonopolistici? Antimperialisti? Quali sono le contraddizioni maggiori in seno al popolo a cui questi blocchi devono far fronte? Quali le procedure per risolverli?

  2. Diversità culturali e nazionali. Come gestirle democraticamente?

    1. Bisogna respingere l'idea che si tenta di imporci per cui la mondializzazione é da prendere o lasciare, in quella forma sfrenata che risponde agli interessi delle grandi imprese multinazionali, chiudendoci in una autarchia assurda. La mondializzazione, come tutto il resto, ha molte alternative possibili, qui definite dagli equilibri (o squilibri) che caratterizzano in un dato momento i rapporti fra le nazioni, e dietro di essi, i rapporti sociali interni di queste nazioni.

      Un rafforzamento delle maggioranze popolari é la condizione imprescindibile per l'emergenza nei paesi della periferia di alternative ai progetti nazionali sul piano mondiale. Gli interventi umanitari, come la cooperazione internazionale allo sviluppo, possono rappresentare dei sostegni utili, ma non possono in alcun modo sostituire le azioni autonome delle maggioranze popolari. Si tratta infatti di rapporti di forza che possono essere modificati solo attraverso l'azione dei diretti interessati.

      Per facilitare il processo, si deve dare la priorità alla formazione di grandi raggruppamenti regionali o subcontinentali, capaci di imporre una rinegoziazione dei rapporti Nord-Sud. Dei blocchi latino-americani, africani, arabi, del sud-est asiatico che, accanto alla Cina, all'India, e forse al Brasile e alla Russia, possano gradualmente diventare capaci di ridurre gli effetti polarizzanti dei 5 monopoli e dare vita a un mondo multipolare di maggioranze popolari nazionali e democratiche.

    2. Il famoso "Nuovo Ordine Economico Internazionale" (NOEI), dopo la sconfitta delle proposte dei 77 Non-Allineati alla VI conferenza delle Nazioni Unite nel 1974, rifece capolino di tanto in tanto come espressione dell'imperialismo degli Stati Uniti e dei paesi ricchi. É chiaro che, l'economia non essendo l'unica dimensione della cultura, nessun Nuovo Ordine Internazionale potrà mai nascere che non sia, a un tempo, economico e sociale.

      Questo Nuovo Ordine non potrebbe prescindere dagli aspetti seguenti:

      • Rinegoziazione delle parti di mercato e delle regole di accesso a esse, progetto che rimetterebbe in causa l'OMC da poco creata.

      • Rinegoziazione dei sistemi di mercato dei capitali, con limitazione delle speculazioni finanziarie e orientamento degli investimenti verso attività produttive del Nord e del Sud. Questo progetto rimetterebbe in questione le funzioni della Banca Mondiale e forse la sua stessa esistenza.

      • Inizio di una fiscalità di portata mondiale: per esempio sullo sfruttamento delle risorse naturali e la loro ridistribuzione su scala mondiale secondo criteri appropriati e per degli impieghi effettivi.

      • Demilitarizzazione del pianeta a cominciare dalle armi di distruzione di massa.

      • Democratizzazione dell'ONU.


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