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1. INTRODUZIONE

In età abbastanza avanzata mi é capitato, per puro caso, di insegnare in una università italiana per sette anni.

Questa esperienza mi ha permesso di fare un paragone con l'università di tempi lontani, quando la conobbi come studente. Il paragone mi ha portato a conclusioni acutamente contrastanti che mai avrei potuto immaginare.

Da una parte la constatazione, fra gli studenti, di uno spirito, una apertura, una modernità che mi hanno permesso di stabilire con loro dei rapporti stretti, fruttuosi ed entusiasmanti, facendone per me un'esperienza unica.

Da un'altra parte la scoperta della chiusura, dello scarso impegno didattico, del modesto livello culturale medio, e del cinismo della corporazione accademica creata negli anni Settanta dalla partitocrazia e dal consociativismo. Il tutto col risultato di consolidare un sistema ordinato al solo vantaggio delle carriere accademiche e professionali dei docenti, con grave pregiudizio degli interessi sociali e culturali degli studenti.

Queste presenti condizioni, dolorose ed assolutamente inaccettabili, delle nostre università mi hanno imposto il dovere morale di scrivere queste righe in difesa degli studenti italiani. Esse sono a loro espressamente dedicate.

Prima di iniziare devo tuttavia aggiungere una avvertenza.

Nei molti argomenti trattati, a proposito delle università, non si fanno nomi. Ciò non é in omaggio al proverbio per cui "si dice il peccato ma non il peccatore". Qui infatti non vi é questione di peccati, ma di fatti, di costume, di sistema di potere corporativo e condannabile, perché contrario agli interessi degli studenti.

Per chi poi riuscisse, malgrado tutto, a collegare certi riferimenti con determinate persone, vorrei dire qui molto fermamente che sento il massimo rispetto per tutte quelle eventuali persone, perché le considero anch'esse vittime del sistema, piuttosto che dirette responsabili delle sue conseguenze; che magari non avrebbero voluto, e di cui potrebbero anche soffrire.

Quando infatti una società, o una singola istituzione, è divenuta preda di una cultura di mafia, i singoli individui ci si trovano dentro, diventandone schiavi. Riserve, ribellioni e anche semplici non-conformismi hanno sempre un loro prezzo che può essere alto. Anche considerando che, come diceva Don Abbondio, "il coraggio uno non se lo può dare".


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